È inutile uccidere i lupi per “ridurre i danni”. La scienza smentisce l’efficacia di queste misure
In Lessinia, in Trentino, un lupo è stato ucciso in seguito a un’ordinanza firmata dal Presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. Un atto amministrativo che, secondo la motivazione ufficiale, mirava a “ridurre i danni” provocati dai predatori al bestiame domestico.
Ma le evidenze scientifiche oggi disponibili dimostrano che uccidere i lupi non serve. Non serve a ridurre le predazioni. Non serve a risolvere i conflitti. E, anzi, rischia di aggravare la tensione sociale e disgregare l’equilibrio ecologico dei branchi.
La scienza parla chiaro: uccidere i lupi non riduce i danni agli allevamenti
Uno studio appena pubblicato sulla rivista Science Advances (Leandra M. Merz et al., 2025) ha analizzato in modo sistematico gli effetti delle uccisioni legali di lupi in Europa e in Nord America, comparando decine di aree geografiche e migliaia di casi documentati.
Il titolo è eloquente:
“Elusive effects of legalized wolf hunting on human–wolf interactions”
(Gli effetti sfuggenti della caccia legale al lupo sulle interazioni uomo-lupo)
Gli autori hanno verificato se la caccia o l’uccisione legale dei lupi producesse una diminuzione tangibile delle predazioni sugli allevamenti.
Il risultato? No. Gli effetti sono minimi, marginali o del tutto nulli.
Tra i principali risultati:
Le uccisioni legali dei lupi producono una riduzione quasi impercettibile dei danni alle greggi.
dei danni alle greggi. Non si osserva alcuna diminuzione significativa effettuate dalle autorità dopo l’introduzione della caccia.
Non c’è evidenza che queste misure migliorino la convivenza uomo-lupo o riducano le tensioni sociali.
Gli scienziati concludono che la convinzione secondo cui “uccidere i lupi” serva a contenere i danni agli allevatori è priva di basi empiriche solide.
L’approccio repressivo si rivela, nella migliore delle ipotesi, inefficace; nella peggiore, dannoso per la stabilità dei branchi e per gli equilibri dell’ecosistema.
Effetti collaterali ignorati
Oltre alla sua inefficacia, la pratica delle uccisioni porta con sé conseguenze ecologiche rilevanti:
Distruzione della struttura sociale dei branchi: la perdita di individui dominanti può frammentare il gruppo e favorire comportamenti erratici o predazioni più disordinate.
la perdita di individui dominanti può frammentare il gruppo e favorire comportamenti erratici o predazioni più disordinate. Dispersione dei giovani lupi: che si spostano in nuovi territori, talvolta più vicini ai centri abitati o alle aree di pascolo.
che si spostano in nuovi territori, talvolta più vicini ai centri abitati o alle aree di pascolo. Rischio di reazioni a catena: la rimozione di un branco territoriale può aprire spazi a nuovi arrivi, rendendo la convivenza ancora più difficile da gestire.
In sintesi: uccidere un lupo non elimina il problema. Lo sposta. O, peggio, lo moltiplica.
Un problema italiano: le ordinanze “emergenziali”
Il lupo è una specie protetta ai sensi della Direttiva Habitat.
Eppure, negli ultimi anni, alcune Regioni e Province hanno tentato di aggirare la normativa europea con ordinanze locali che autorizzano la “rimozione” o, più esplicitamente, l’uccisione di esemplari.
Il caso trentino è diventato simbolico.
Il presidente Fugatti ha più volte firmato provvedimenti simili, spesso impugnati da associazioni e sospesi dai tribunali. Tuttavia, ogni volta che un lupo viene ucciso, il danno non è solo ecologico ma culturale: passa l’idea che la violenza sia una risposta accettabile alla convivenza con la fauna selvatica.
Alternative concrete: la convivenza possibile
Le alternative esistono e funzionano.
Gli autori dello studio lo ribadiscono, e anche l’esperienza italiana lo conferma:
Recinzioni elettrificate e protezioni mobili per i pascoli.
e protezioni mobili per i pascoli. Cani da guardiania addestrati e impiegati stabilmente con le greggi.
addestrati e impiegati stabilmente con le greggi. Sorveglianza attiva e supporto tecnico agli allevatori nelle aree di presenza del lupo.
agli allevatori nelle aree di presenza del lupo. Programmi di compensazione e prevenzione finanziati in modo stabile e tempestivo.
finanziati in modo stabile e tempestivo. Educazione ambientale e comunicazione trasparente per favorire la conoscenza e la fiducia reciproca.
Sono strumenti concreti, misurabili e sostenibili. E, soprattutto, sono più efficaci delle uccisioni.
Ascoltare la scienza
Ogni decisione sulla gestione del lupo sia fondata su dati scientifici e non su pressioni politiche o interessi locali.
È tempo di costruire un modello di convivenza fondato sulla prevenzione, la partecipazione e la trasparenza, non sulla paura o sulla repressione.
L’uccisione del lupo in Lessinia non è un episodio isolato: è il sintomo di un modo di pensare superato. Lo studio scientifico di portata internazionale ci dice che uccidere i lupi non risolve nulla. La vera sfida è imparare a convivere, con strumenti intelligenti, solidi e rispettosi della natura. Solo così potremo parlare, davvero, di un futuro in cui uomini e lupi – entrambi parte dello stesso ecosistema – possano vivere insieme in equilibrio.
Lo studio
Fonte: Merz, Leandra M., e al. Science Advances, 2025 – Link: https://www.science.org/doi/10.1126/sciadv.adu8945
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