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Il cambiamento di rotta delle navi cargo modifica anche le nuvole

Quando, a partire da novembre 2023, gli attacchi delle milizie nello Stretto di Bab al-Mandab hanno costretto le navi cargo a evitare il Mar Rosso, pochi potevano prevedere che quegli sconvolgimenti geopolitici avrebbero avuto ripercussioni climatiche a migliaia di chilometri di distanza, sopra l’Atlantico meridionale.

«Il cambiamento imprevisto nelle rotte delle spedizioni globali ci ha dato un’occasione unica per misurare le interazioni aerosol-nubi », spiega Diamond. «Quando il tuo “laboratorio” è l’atmosfera, non capita tutti i giorni di poter condurre esperimenti così chiari. È un’opportunità inestimabile per capire meglio come funziona il nostro pianeta».

La ricerca. In uno studio pubblicato su Atmospheric Chemistry and Physics , Diamond e la studentessa Lilli Boss (dipartimento di Scienze della Terra, dell’Oceano e dell’Atmosfera, FSU) mostrano che la drastica riduzione dello zolfo nei carburanti navali – circa l’80% in meno rispetto al passato – ha portato a un calo di quasi il 67% nel numero di goccioline presenti nelle nubi, rispetto ai livelli precedenti.

Le nubi cambiano faccia. Dal 1° gennaio 2020, l’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ha imposto un limite più severo al contenuto di zolfo nei combustibili per le navi: da un massimo di 3,5 % si è passati allo 0,50% m/m per i tragitti al di fuori delle aree a controllo di emissioni. Questa misura – nota come “IMO 2020” – ha l’obiettivo di ridurre l’inquinamento atmosferico, in particolare le emissioni di ossidi di zolfo (SOₓ), che sono dannosi per la salute umana e per l’ambiente.

Gli aerosol derivanti da queste emissioni, soprattutto i solfati, giocano un ruolo chiave nel modificare le proprietà delle nuvole: favoriscono la formazione di goccioline più numerose e più piccole, rendendo le nubi più luminose e riflettenti. Questo ha un effetto raffreddante sul pianeta, che storicamente ha “mascherato” una parte significativa del riscaldamento da gas serra. Tuttavia, proprio perché gli aerosol restano nell’atmosfera per tempi relativamente brevi (giorni o settimane), e le nuvole sono altamente variabili, queste interazioni sono una delle principali fonti di incertezza nei modelli climatici globali.