Botti, nel Regno Unito petizione da 130mila per vietarli a tutela degli animali. Se ne occuperà il Parlamento di Londra
L’argomento è purtroppo ciclico e si ripresenta puntuale in Italia, specialmente a ridosso delle festività di Natale e Capodanno, ma l’eco delle proteste per la pericolosità dei fuochi d’artificio e dei botti si fa sentire con forza anche all’estero. L’ENPA da anni si batte per il divieto totale di questi prodotti, nocivi non solo per l’ambiente e l’incolumità umana, ma in modo particolarmente drammatico per i nostri amici animali.
Una nuova petizione nel Regno Unito sta ora rilanciando la battaglia, portando il tema direttamente nell’agenda politica di Londra. L’istanza, riportata dal quotidiano “Italia Oggi”, ha superato la soglia delle 100mila firme (arrivando a ben 130mila adesioni sino allo scorso martedì) e, in base alla normativa britannica, obbliga il Parlamento a prendere in considerazione l’apertura di un dibattito in aula.
Il grido d’allarme: animali indifesi a rischio vita
Il testo della petizione è inequivocabile e riflette in pieno la nostra storica posizione. Si sollecita il governo guidato dal premier laburista Keir Starmer a imporre una forte limitazione della vendita di fuochi d’artificio, confinandola esclusivamente agli organizzatori di eventi approvati e regolamentati dai consigli comunali.
La motivazione è chiara e drammatica: «Vietare la vendita di fuochi d’artificio al pubblico per ridurre al minimo i danni causati a persone e animali vulnerabili».
Gli animali indifesi possono morire a causa del disagio causato dai fuochi d’artificio. Consentire l’uso non regolamentato dei fuochi d’artificio è un atto di crudeltà su larga scala verso gli animali».
La petizione chiede espressamente di abbassare i livelli di rumore dei giochi pirotecnici, limitare le vendite e istituire zone vietate ai botti. Come sappiamo bene, il fragore improvviso e altissimo dei botti causa negli animali domestici e selvatici un panico incontrollabile che può portare a smarrimenti, traumi, autolesionismo, e nei casi più gravi, persino alla morte per infarto o disorientamento fatale.
Proprio pochi giorni fa l’Enpa di Novara è riuscita ad ottenere il divieto dei fuochi nei pressi di luoghi sensibili (ospedali, rsa, rifugi per animali).
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UK: una battaglia ricorrente in Parlamento
Non è la prima volta che il Regno Unito affronta il tema. Già l’anno scorso, una petizione simile (intitolata «limitare la vendita e l’uso di fuochi d’artificio solo ai titolari di licenza») aveva raccolto oltre 80mila firme. In quell’occasione, il Dipartimento per le imprese e il commercio aveva risposto dichiarando di prendere «seriamente l’uso improprio dei fuochi d’artificio» e che contrastare i comportamenti antisociali sarebbe stata una «priorità assoluta».
Il dibattito è già stato portato in aula, con il deputato conservatore Robbie Moore che il 9 dicembre 2024 aveva sottolineato la necessità di tutelare le libertà di chi è colpito da questi eventi, aggiungendo: «Se non è possibile limitare l’uso illegale dei fuochi d’artificio, l’unica opzione che rimane è una regolamentazione più severa nei punti vendita».
Non solo animali: le gravi conseguenze sull’incolumità umana
Purtroppo, il tema della sicurezza e della salute pubblica si aggiunge a quello etico: la pericolosità dei fuochi d’artificio è stata tragicamente evidenziata nel Regno Unito nel 2021, quando la morte dell’88enne Josephine Smith, rimasta intrappolata nella sua abitazione a Romford andata a fuoco per un mortaretto acceso inserito nella cassetta delle lettere da due adolescenti, ha scosso l’opinione pubblica e la politica.
L’Enpa rinnova dunque il suo appello alle istituzioni e ai cittadini italiani: è tempo di dire basta ai botti e ai fuochi d’artificio rumorosi. Il loro impiego non è una forma di festa, ma un gesto di profonda irresponsabilità e crudeltà diffusa che danneggia l’ambiente e, soprattutto, i più vulnerabili tra gli esseri viventi. Un Natale e un Capodanno di vera civiltà non possono prescindere dal rispetto per tutte le vite.
Vogliamo che anche l’Italia segua l’esempio e che le nostre istituzioni si attivino per un divieto nazionale.