Il cane non è un regalo last minute: attenzione agli acquisti su web e social, spesso si tratta di animali malati
di Serena Palumbo
Le compravendite clandestine sono illegali e anche potenzialmente pericolose per chi acquista. Il rischio è di ritrovarsi con cani con malformazioni. Giusy D’Angelo (Enpa): «Affidarsi solo a enti e allevatori seri»
Un cucciolo di barboncino toy, tra le razze più vendute via social network (Getty Images)
Li mostrano sui social come fossero dei pupazzi. In diretta per ore su Tik Tok, la loro «vetrina». Passano in rassegna i diversi colori. Bianco, nero, marrone, grigio e il tanto ambito fulvo: una denominazione che racchiude tonalità di mantello che oscillano dal miele chiaro all’albicocca, dallo champagne al rosso intenso. I barboncini toy sono il fulcro del traffico illegale dei cuccioli di cane. A renderli protagonisti sono le mode e le consequenziali richieste di mercato. E così come per ogni domanda cresce l’offerta. Soprattutto quella non regolamentata e a basso costo, ma con un prezzo altissimo da pagare: la salute e il benessere dell’animale.
La dinamica è sempre la stessa. I cani vengono fatti nascere in «fabbriche di cuccioli presenti soprattutto nell’Est Europa – spiega Giusy D’Angelo, vice presidente dell’Ente nazionale protezione animali (Enpa) -. Sottratti alle madri troppo presto e trasportati in Italia in condizioni inadeguate». Il tutto a opera di piccoli allevamenti, per lo più a conduzione familiare, dove le fattrici vengono sfruttate per la riproduzione. Relegate in box piccoli e sporchi, denutrite e senza un supporto medico veterinario. Ma nonostante ciò mettono al mondo tantissimi cuccioli, gravidanza dopo gravidanza. Finché sono fertili, quindi «utilizzabili».
E intanto vedono i piccoli strappati troppo presto da loro, a circa un mese di vita. Caricati su camion o furgoni, che viaggiano per tratte lunghissime anche senza fermarsi. L’obiettivo è non essere tracciati. Cibo e acqua non sempre sono garantiti. E gli escrementi si fanno dove capita (del resto i cani sono talmente piccoli da non sapere nemmeno di poter trattenere la pipì).
Arrivati alla meta, quelli che sopravvivono, vengono acquistati a pochi euro. Ma una volta pubblicizzati sui social, il rincaro è alle stelle, anche oltre i mille euro. Però una regola accomuna tutti i «venditori social»: non dichiarare mai il prezzo durante la diretta e rimandare l’utente che interagisce interessato all’acquisto in chat privata. Forse per una strategia di marketing o probabilmente per eludere i controlli di Tik Tok, che non consente «vendita o adozione di specie animali e piante rare e protette», come recita il regolamento.
Così i cani si ritrovano davanti a una telecamera. Poggiati sul palmo di una mano e mostrati come fossero bambole. Cucciolo dopo cucciolo, colore dopo colore, modello dopo modello. Un oggetto e quasi non più un essere vivente. Ma la rivelazione del mercato nero arriva non appena i barboncini vengono adottati, perché non rispecchiano le caratteristiche dichiarate dal venditore: talvolta sono più piccoli dell’età annunciata, sprovvisti di vaccini, microchip, sverminazione e documenti validi. E soprattutto «sono spesso malati – aggiunge Giusy D’Angelo -. Hanno malformazioni o patologie gravi. E questo porta anche a cessioni di proprietà. Capita che i padroni non vogliono più quel cane, dicendo che sia “difettoso”».
Un traffico che si «incrementa nel periodo di Natale, perché in molti scelgono di regalare cani – precisa la vice presidente dell’Enpa -. Per combattere tutto ciò bisogna educare le persone a un’adozione consapevole, che non significa necessariamente non comprare o non farlo in prossimità delle feste, ma quantomeno di affidarsi ad allevatori seri, che rispettano la legge e tutelano l’animale. Ma non solo: bisogna essere pronti ad accogliere un essere vivente, perché deve essere per tutta la vita. Le dirette social, così come anche gli annunci, vanno segnalate alla polizia postale. La salute di un cane non può valere soldi».
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