Chi l’ha detto che un gatto debba stare a casa? Gigia, la micia viaggiatrice che recensisce l’Italia «cat friendly»
di Serena Palumbo
È lei, con il suo gradimento, a decretare i luoghi che meritano di essere visti. I consigli di Jasmine L. Quan, sua compagna umana, autrice di «Zampe in viaggio». «Il cane viaggiatore è accettato, il gatto fa ancora scalpore»
Gigia in posa durante uno dei suoi innumerevoli viaggi
Non è il mare cristallino o la pista da sci più attrezzata a orientare la scelta. Per chi viaggia con un animale domestico la destinazione migliore è quella che accoglie i nostri amici a quattro zampe tanto quanto noi. Alberghi, case vacanze, ristoranti, bar e anche musei: oggi sono sempre di più le strutture cosiddette pet friendly. Eppure, «nonostante l’Italia sia aperta al soprannominato “turismo a sei zampe”, quando mi vedono arrivare con la mia gatta Gigia restano tutti stupiti – spiega Jasmine L. Quan, autrice del libro Zampe in Viaggio: Gigia alla scoperta dell’Italia cat friendly (Accornero) -. Con una viaggiatrice ci si aspetta un cane, non un felino».
E invece Jasmine porta con sé la sua gatta. Ovunque, in giro per l’Italia. «Dai vicoli di Chioggia alla cattedrale di Rieti, dai canali di Venezia alle terme di Saturnia, passando per il mare di Amalfi: Gigia in quattro anni e mezzo di vita ha già visitato quattordici regioni e in tutte ha trovato la sua dimensione». Perché sì, secondo la micia tigrata, bianca e grigia, salvata nel 2021 da una cucciolata nata tra le campagne appena fuori Treviso, la nostra penisola è «cat friendly». Parola di felino: «Lei non si è limitata a visitare l’Italia, l’ha ispezionata, annusata, valutata e, alla fine, approvata zampa per zampa».
Un animo da esploratrice che la gatta ha mostrato sin da cucciola a partire dalla sua città. «Non appena adottata ha subito manifestato la sua attitudine. Quando mi vedeva uscire di casa cercava sempre di seguirmi. Così mi sono attrezzata con un’imbracatura e le ho fatto dettare il passo: da quel giorno non manca mai la nostra passeggiata giornaliera tra le strade di Treviso. Ormai conosce la via verso il parco». Disinvoltura che ha portato la sua padrona a non avere dubbi nel portarla con sé anche durante le vacanze. Stagione dopo stagione, anno dopo anno «insieme abbiamo attraversato piazze assolate in Abruzzo, ci siamo emozionate al rintocco solenne delle campane di Santa Maria Novella a Firenze e condiviso persino un piatto di gamberi crudi in un’osteria affollatissima a Venezia. L’Italia per noi non è solo uno sfondo: è il nostro spericolato parco giochi».
Però, Jasmine L. Quan lo sa bene, «il problema non è se viaggiare con loro, ma dove stare bene insieme». Una prerogativa, quest’ultima, (quasi) scontata per chi gira con un cane al guinzaglio, ma non ancora del tutto garantita per chi segue il passo di un gatto. Questo perché l’accesso ai cani oggi è sempre più assicurato sia in strutture pubbliche, sia in quelle private. Meno, invece, per i gatti. Il perché non è uno stigma sociale, bensì la bassa frequenza con la quale questi animali da compagnia escono con i propri padroni, per la loro natura più indipendente e meno addomesticabile.
E di conseguenza «molte strutture che dichiaratamente accolgono gli animali, quando arrivo da loro con un felino, restano sbalordite. «Vederli in giro non é normalizzato, quanto per i cani. Però dai miei viaggi con Gigia ho capito una cosa: l’Italia non è solo un paese a misura d’uomo, ma anche a misura di gatto. In altre parti del mondo non mi sentirei così sicura a farla gironzolare per le città».
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