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I gatti comunicano anche con il volto e si imitano per socializzare

Uno studio recente ha messo in luce una sorprendente abilità dei gatti: quella di imitare rapidamente le espressioni facciali degli altri membri della loro specie. Questo comportamento, chiamato “rapida imitazione facciale” (RFM), sembra svolgere un ruolo chiave nella comunicazione tra felini e nella costruzione di relazioni sociali.

Grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale, i ricercatori sono riusciti a identificare nuovi schemi di espressione nei volti dei gatti.

Lo studio è stato condotto osservando i comportamenti sociali dei gatti in un ambiente controllato, come un cat café situato a Los Angeles. Utilizzando un avanzato sistema basato su IA, il team ha tracciato digitalmente 48 punti sul viso di ogni gatto, identificando ben 26 nuovi movimenti facciali. I risultati mostrano che, oltre a vocalizzazioni e linguaggio corporeo, i gatti fanno ampio uso delle espressioni facciali per comunicare.

Una comunicazione facciale più complessa del previsto

Secondo i dati raccolti, i gatti sono in grado di produrre fino a 276 espressioni diverse, una varietà espressiva molto più ampia di quanto si ritenesse. Di queste, circa il 45% è legato a comportamenti amichevoli, mentre il 37% è associato a segnali di aggressività. La presenza di un simile repertorio facciale suggerisce che le dinamiche sociali tra gatti siano più complesse di quanto si immagina.

Un elemento particolarmente interessante emerso dallo studio è che nel 22% delle interazioni osservate, un gatto tende a riprodurre immediatamente l’espressione di un suo simile. Questa imitazione avviene più spesso in contesti di affiliazione, come durante il gioco o la pulizia reciproca.

Queste nuove scoperte potrebbero rivelarsi utili per migliorare la convivenza tra gatti, sia nei rifugi sia nelle case. Capire meglio il loro linguaggio facciale potrebbe contribuire a ridurre stress e tensioni e, inoltre, l’applicazione dell’intelligenza artificiale nello studio del comportamento felino apre nuove strade per tutelare il loro benessere e sviluppare pratiche di cura più efficaci.

Articolo originale su Today.it