“Il momento in cui ho capito che stavo per perdere il mio cane Dexter e quello che mi ha insegnato”
Courtney aveva appena 11 anni quando un cucciolo di Labrador retriever entrò nella sua vita e la trasformò per sempre. Con il tempo, quel cane dal muso gentile divenne molto più di un compagno di giochi: era il filo che teneva insieme le sue giornate, la presenza sicura che la accompagnava mentre cresceva, sbagliava, imparava. “Era il mio migliore amico, il mio punto fermo, la mia fonte di coraggio”, racconta.
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Per una bambina che faticava a sentirsi accettata, Dexter era il ponte verso il mondo. Con lui trovava la forza di parlare con gli altri bambini al parco, entrare nei locali dog-friendly, affrontare persino i primi lavoretti estivi per potersi prendere cura di lui come meritava. Ma mentre Courtney diventava adulta, anche Dexter invecchiava.
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Le prime avvisaglie
Dapprima arrivò un po’ di rigidità alle zampe, poi un’infezione articolare difficile da gestire. Grazie ai consigli della veterinaria Andrea e a una terapia dolorifica mirata, Dexter riuscì a mantenere una buona qualità di vita. Fino alla primavera del 2024, quando una radiografia rivelò ciò che nessun proprietario vorrebbe sentire: le anche erano ormai gravemente compromesse. “Non era ancora il momento di dirgli addio, ma ho capito che ogni giorno da lì in avanti sarebbe stato un regalo”. Insieme alla veterinaria, hanno stilato un piano di cure per rendergli il più sereno possibile il tempo rimasto. E Dexter, come sempre, provò a seguirla con il suo entusiasmo discreto.
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“Lì ho capito che lo stavo perdendo”
Il momento in cui la ragazza capì che l’addio era vicino è rimasto impresso in una fotografia. Dexter è sdraiato sul vialetto del giardino, lo sguardo verso il cielo come se stesse contando le nuvole. “Questa è l’immagine in cui ho capito che lo stavo perdendo”, racconta Courtney. “Faceva fatica a stare in piedi, le zampe posteriori non reggevano più. Ma quello che voleva era solo restare fuori, vedere gli uccelli, guardare i vicini passare, respirare il mondo”. Lei si sedette accanto a lui, e rimasero lì tutto il giorno. Senza parlare, senza fare nulla: solo insieme, come avevano fatto mille volte prima. Secondo Courtney, anche Dexter ebbe un momento di piena consapevolezza. Quella stessa mattina aveva camminato fino al cancello con un gesto lento ma determinato, come se volesse dire: “È ora”. Lei lo seguì, e lui percorse il suo percorso preferito quasi senza dolore. Fu una delle loro ultime passeggiate.
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L’ultimo Natale
La vigilia di Natale 2024, Dexter crollò improvvisamente. Il giorno dopo non riusciva più a muovere le zampe. Eppure chiese — a modo suo — di essere portato di nuovo in giardino. “Voleva solo essere lì. Guardare gli uccelli, ascoltare i rumori del quartiere, sentire l’aria. Così abbiamo passato insieme ogni minuto di quella giornata”. Quando il dolore superò ogni possibilità di sollievo, la ragazza prese la decisione che ogni proprietario teme. “Negli ultimi istanti mi ha guardata con una fiducia totale”, racconta commossa. “Era come se mi dicesse che andava bene, che potevo lasciarlo andare”. Dexter si è addormentato tra le sue braccia.
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I segni che restano
Dopo la morte del Labrador, Courtney ha iniziato a condividere i loro ricordi. Migliaia di persone hanno riconosciuto in lei lo stesso dolore che hanno provato per i loro animali. “L’ultimo atto d’amore è sempre il più difficile”, le ha scritto qualcuno. Dexter non è stato solo un compagno di vita: ha ispirato la sua scelta professionale. L’ha accompagnata nei primi anni di studi di veterinaria, partecipava docilmente alle esercitazioni, si lasciava fasciare e visitare dagli studenti con una pazienza infinita. E poi c’è un dettaglio che lei definisce “quasi un segno”: il numero identificativo di Dexter nella clinica universitaria era 107112. Numeri che, incredibilmente, combaciano con date e orari legati alla sua nascita e alla sua scomparsa. “Quando l’ho realizzato, ho pianto. Sembrava un messaggio”.
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Un angelo arrivato al momento giusto
Oggi Courtney vive un lutto che definisce “travolgente”, ma che non vuole cancellare. “Essere senza di lui è difficile. Ogni giorno è più vuoto. Ma lo porto con me in tutto ciò che faccio”. Il cane che l’ha accompagnata mentre diventava adulta continua ad accompagnarla ora, nella scelta di aiutare altri animali e nelle piccole decisioni quotidiane. “La sua presenza mi guida, la sua memoria mi dà forza. Il suo amore mi ricorda perché vale la pena vivere ogni giorno con gratitudine”. Perché alcuni legami non finiscono davvero. Cambiano forma, restano nell’aria, e ci camminano accanto. Proprio come farebbe un Labrador.
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