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La storia di Piombino: il gatto diventato cieco a causa di un colpo d’arma da fuoco che ora ha trovato l’amore

Faenza. La storia di Piombino, un gatto adulto vittima di un atto di violenza, è diventata in pochi giorni uno dei casi più commentati tra i volontari e i cittadini che seguono l’attività dell’Enpa di Faenza. Il micio era stato trovato con ferite al volto provocate da un colpo d’arma da fuoco la scorsa estate. Ha perso la vista, ma non la capacità di cercare contatto e sicurezza.

Raccolto dai volontari, è stato sottoposto alle prime cure e messo in sicurezza. Nonostante le lesioni e lo shock, Piombino si è mostrato da subito socievole e disposto a fidarsi delle persone che lo assistevano. Tra queste persone c’era Anna, che ha deciso di accoglierlo nella propria casa offrendo un’adozione immediata, guidata dall’idea che quel gatto, così vulnerabile, avesse bisogno di stabilità e protezione.

Secondo quanto riferito dall’Enpa di Faenza, l’ingresso nella nuova abitazione è stato sorprendentemente naturale. Piombino ha riconosciuto l’ambiente come un luogo sicuro: cibo regolare, voce calma, carezze costanti. I volontari hanno seguito i primi giorni di inserimento per monitorare il suo stato emotivo e fisico, registrando progressi continui.

Poi è arrivato un episodio che ha colpito profondamente la stessa adottante e chi aveva seguito il caso. Una mattina, Anna è stata svegliata da un salto leggero sul letto. Piombino, con movimenti cauti, si è avvicinato al suo volto e ha iniziato a leccarle la pelle con piccoli tocchi. Un comportamento che, spiegano i volontari, indica confidenza piena e riconoscimento affettivo.

Per i volontari della Protezione Animali di Faenza, il gesto rappresenta il punto di svolta di una storia che unisce crudeltà, resilienza e rinascita. Piombino, privato della vista da un atto orribile e ingiustificabile, ha trovato una nuova forma di sicurezza e ha restituito, a modo suo, la cura ricevuta.

Un caso che ricorda come, nelle adozioni degli animali maltrattati, il legame che nasce non sia mai a senso unico. In molti, commenta l’Enpa, scoprono che salvare un animale significa spesso essere salvati, almeno un po’, da lui.