Quando un cane morde in un centro commerciale: la Cassazione parla chiaro
La scena si svolge in un pomeriggio qualsiasi. Un centro commerciale affollato, un cane tenuto al guinzaglio e un morso improvviso a una cliente che passa accanto. Un attimo basta per cambiare la vita di due persone: chi viene ferito e chi è chiamato a rispondere delle conseguenze. La Corte di Cassazione, con la sentenza 7486 del 2025, torna su un tema che riguarda ogni proprietario: quanto bisogna vigilare sul proprio cane in un luogo pubblico.
Il cuore della sentenza
La Cassazione conferma la condanna per lesioni colpose. Secondo i giudici, il proprietario deve adottare ogni cautela possibile quando porta il cane in un ambiente affollato. Non valgono scuse come il carattere tranquillo dell’animale o il fatto che prima non avesse mai mostrato aggressività. In un contesto come un centro commerciale il rischio è prevedibile e il proprietario è tenuto a prevenirlo.
Perché la responsabilità ricade sul proprietario
La Corte sottolinea che la responsabilità deriva dalla posizione di garanzia che ogni proprietario ha nei confronti della collettività. Significa che deve impedire che l’animale causi danni ad altri. E questo richiede attenzione costante, conoscenza del comportamento del cane e uso di misure adeguate come guinzaglio corto e museruola pronta.
Le misure che i giudici considerano obbligatorie
La sentenza evidenzia che in luoghi pubblici affollati la vigilanza deve essere particolarmente attiva. Questo implica che:
il cane deve essere sempre sotto controllo, senza distrazioni
la museruola deve essere disponibile e utilizzata quando il contesto lo richiede
il guinzaglio deve consentire una gestione immediata in caso di imprevisti
La Corte chiarisce che non basta una conduzione generica. Serve una gestione attenta, continua e proporzionata al rischio.
Perché questa sentenza interessa tutti
Il messaggio è semplice. Portare un cane in luoghi pubblici non significa solo accompagnarlo. Significa sapere che ogni gesto del cane diventa responsabilità del proprietario. La Cassazione non guarda solo il fatto in sé, ma il comportamento complessivo dell’essere umano che conduce l’animale. E ricorda che la prevenzione non è un optional, ma un dovere.