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Trento vieta l’accattonaggio con i cani: «Sono sempre sfruttati». Negata la possibilità che siano compagni di vita

di Alessandro Sala

Il consiglio comunale approva quasi all’unanimità la cancellazione di una norma che vietava i sequestri qualora fosse stabilità una relazione stabile tra i mendicanti e i loro animali

Come si stabilisce se un cane che accompagna un senzatetto è davvero il suo compagno di vita? Come si può essere sicuri che l’animale non sia, invece, sfruttato e costretto a stare lunghe ore immobile al caldo o al freddo solo per impietosire i passanti durante le richieste di elemosina? Secondo il consiglio comunale di Trento non è possibile farlo. E per questo, in assenza di modalità condivise e certe per capire se un cane è davvero l’unico amico di un clochard, si è pensato bene si considerarlo sempre e comunque un animale sfruttato. Con la conseguenza che potrà essere sequestrato.

L’assemblea cittadina ha approvato in modo trasversale la proposta avanzata da Renato Tomasi, consigliere del gruppo Misto, che ci ha lavorato on esponenti di altre forze politiche. La mozione ha cancellato un comma di un articolo del Regolamento di polizia urbana che prevedeva che non potesse essere effettuato il sequestro di un animale che vive con persone dedite all’accattonaggio nel caso in cui fosse evidente il «legame autentico» tra loro. Ma non essendo stati mai in grado di definire in maniera univoca come stabilire l’effettiva esistenza di questa relazione, era sufficiente una qualunque dichiarazione, anche non veritiera, da parte del mendicante sull’esistenza di una vera amicizia con l’animale per rendere impossibile qualunque atto di sanzionamento o di sequestro. E questo anche nei casi in cui la strumentalità dell’accompagnarsi con un cane sembrava più evidente.

La modifica al regolamento è stata approvata con 37 voti a favore e una sola astensione. Un risultato che lo stesso Tomasi ha salutato come una positiva novità in un’Aula dove invece spesso prevalgono le divisioni. Il consigliere ha tenuto a precisare che questo è solo un aspetto del problema e che il principale è invece il fatto che vi siano persone costrette a mendicare e che in quella situazione si trovano per diversi motivi. «Dovremmo chiederci perché lo fanno e su questo provare ad intervenire». L’aspetto umanitario viene però del tutto accantonato di fronte alla presenza di un animale: che una relazione possa esistere sembra non volere essere più considerato (il comma cancellato era finalizzato proprio a questo).

Tomasi ha spiegato che non c’è divieto di fare accattonaggio e non c’è per chi lo fa il divieto di avere un animale come compagno di vita, ma le due cose insieme non possono coesistere perché gli animali costretti a stare lunghe ore fermi accanto al loro umano dii riferimento sono di fatto maltrattati. «Non ho prove per dirlo – ha aggiunto – ma i cani sono abituati a muoversi molto e se quelli dei mendicanti stanno immobili per così tante ore è perché o sono sedati o sono stati picchiati». Il consigliere nel suo intervento si è spinto anche ad ipotizzare che un clochard potrebbe anche avere un cane, a patto che lo affidi a qualcuno o al canile mentre va a fare l’elemosina, per poi andarlo a riprendere a fine giornata.

Il punto su cui anche altri consiglieri sono intervenuti è che non essendo possibile stabilire l’esistenza della relazione, o la sua totale assenza, di fatto gli abusi nei confronti degli animali restano sempre impuniti. Di qui la decisione di cancellare ogni possibilità di dubbio. Anche la giunta comunale ha dato il suo assenso, espresso dall’assessore all’Ambiente, Michele Brugnara. È prevalsa insomma una linea «colpevolista» che vede sempre nella presenza di un animale accanto ad un clochard una forma di maltrattamento nei confronti del quattro zampe.

Eppure un discernimento non dovrebbe essere impossibile da realizzare. A Milano, per esempio, va avanti ormai da alcuni anni il progetto «Amici di strada, compagni di vita», che vede in campo associazioni umanitarie che portano assistenza a chi vive all’addiaccio affiancate dai volontari di Save the dogs, che con le loro unità di strada accudiscono, con cibo e cure veterinarie, gli animali a cui si accompagnano. Il tutto con la partecipazione del Comune. In questi giorni poi, con il ritorno delle basse temperature, sono state riaperte le strutture di accoglienza per la notte e una di queste è attrezzata per accogliere anche i cani dei senzatetto, stabilendo di fatto che una relazione è possibile. E una iniziativa analoga è stata adottata nelle settimane scorse anche a Catania. I casi sospetti di accattonaggio con animali non mancano nel capoluogo lombardo, molte situazioni anomale vengono segnalate ogni giorno nei pressi delle principali stazioni ferroviarie e della metropolitana, ma diversamente da Trento sì è deciso di fare quello sforzo in più per distinguere tra chi ha nell’animale il suo unico affetto e chi invece se ne vuole semplicemente approfittare.

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