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Trentuno cani Staffordshire Bull Terrier sequestrati hanno trovato nuove famiglie. «Non torneranno a chi li maltrattava»

di Al. S.

Confiscati a chi li deteneva in gabbie di un solo metro quadrato e senz’acqua, sono stati affidati all’Oipa in base alla Legge Brambilla. «Norme che funzionano, mai più animali maltrattati lasciati ai loro aguzzini»

Erano detenuti in condizioni precarie, non rispettose del loro benessere e della loro etologia. Sono stati sequestrati durante un’operazione che ha visto in prima fila le guardie ecozoofile di Pavia e che ha portato il trasferimento di 31 cani di razza Staffordshire Bull Terrier sotto la custodia dell’Oipa, l’Organizzazione internazionale per la protezione degli animali. In un secondo tempo gli animali sono stati affidati definitivamente alla stessa associazione in base alle nuove norme della legge Brambilla, entrata in vigore all’inizio di luglio. E ora stanno raggiungendo le loro nuove famiglie.

Il provvedimento è stato disposto dalla Procura della Repubblica di Verona che ha deciso di applicare le nuove disposizioni, che prevedono che le associazioni riconosciute possano fare richiesta di affidamento definitivo di animali oggetto di confisca giudiziaria versando una cauzione, che sarà incassata dall’indagato per maltrattamento o altri reati contro gli animali solo nel caso di una sentenza a lui favorevole. Ma senza che gli stessi animali possano tornare nella situazione precedente o possano permanervi in attesa della conclusione dei processi, come invece spesso accadeva.

Nel caso in questione gli animali sono stati sottoposti a sequestro dopo un’attività di indagine svolta sui territori di Verona e di Pavia e che ha portato a fare emergere un caso di detenzione incompatibile di esemplari destinati alla vendita. Gli Staffordshire Bull Terrier, come tutti i terrier di tipo bull e i molossoidi, sono cani di difficile gestione, di quelli che spesso finiscono al centro delle cronache, che tuttavia continuano ad avere un forte appeal presso una parte di popolazione, che li considera degli status symbol e dei simboli di forza e di potere, come se la loro indole un po’ guerriera si trasferisse automaticamente ai loro proprietari. La richiesta di questi cani è elevata, spesso provengono da cucciolate casalinghe o da allevamenti che non vanno troppo per il sottile nel modo in cui li tirano su, e vengono venduti attraverso il web o il passaparola a condizioni molto più convenienti rispetto agli animali selezionati dagli allevamenti ufficiali, che di solito fanno selezione anche sugli acquirenti, evitando di affidare i cuccioli a persone inesperte e inadeguate. Ma il mercato parallelo esiste, è florido, e il risultato è che poi molti di questi cani, dopo che i loro possessori si sono resi conto di non essere in grado di gestirli, vengono abbandonati o lasciati nei canili.

Nel caso dei 31 Stattfordshire recuperati a Pavia l’operazione si è svolta a cavallo due città perché l’allevatore ha cercato di eludere i controlli cambiando due domicili. L’esecuzione del sequestro è stata condotta dal Nucleo Antisofisticazioni e Sanità (Nas) di Cremona insieme al Nucleo delle Guardie Eco-Zoofile dell’Oipa di Pavia. La stessa Oipa, nominata custode giudiziaria degli animali, aveva trasmesso alla Procura una dettagliata documentazione relativamente alle gravi condizioni dei cani, che – spiega oggi in una nota – «venivano tenuti in gabbie piccolissime, di nemmeno un metro quadrato, e senza acqua a disposizione . Molti di loro soffrivano di disidratazione sub-clinica cronica. Erano poi in condizioni di forte stress, che aveva portato i cani a consumare i denti fino a limarli alla radice».

Da tutto questo e dal sequestro è scaturita la decisione del magistrato di applicare la riforma Brambilla e di affidare definitivamente gli animali all’Oipa, che sta ora ultimando le procedure per affidarli a famiglie disponibili e competenti che sin da subito avevano manifestato disponibilità per garantire una vita serena e rispettosa ai cani.

«La conclusione positiva di questa vicenda – commenta la stessa on. Michela Vittoria Brambilla, prima firmataria della legge che porta il suo nome – è l’ennesima riprova che le nuove norme funzionano e garantiscono finalmente diritti agli animali, che vanno sempre considerati esseri senzienti. Oggi possiamo finalmente consentire ad animali che hanno sofferto di non rimanere nelle mani dei loro aguzzini o appesi ai tempi lunghi della giustizia italiana. Grazie a questa importante riforma possiamo garantire a tutti gli animali giustizia e dignità».

Non è la prima volta che la legge viene applicata, anche se in questo caso la notizia pesa sia per il numero sia per il tipo di cani oggetto del sequestro. A metà luglio, già poco dopo l’entrata in vigore della riforma, un primo caso di sequestro e affidamento definitivo aveva riguardato un’ottantina di animali tra pecore e capre, anche in quel caso la confisca era avvenuta per detenzione incompatibile, che erano poi stati affidati sempre alla stessa Oipa e ad altri soggetti a cui erano stati inizialmente assegnati in custodia temporanea.

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