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Via libera alla caccia alla pavoncella, sei associazioni animaliste diffidano la Regione Toscana: «Agisce come il governo di centrodestra»

di Alessandro Sala

Atto formale per chiedere la revoca del provvedimento, che ha utilizzato il parere del Comitato faunistico venatorio e non quello scientifico dell’Ispra

Una pavoncella a Castiglione della Pescaia (Robert67/Getty Images)

Anche la maggioranza di centrosinistra della regione Toscana in tema di caccia si comporta come la maggioranza di centrodestra al governo. La critica arriva da alcune delle principali associazioni ambientaliste e animaliste italiane – Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf Italia – che hanno firmato insieme una diffida formale nei confronti dell’amministrazione Giani per la decisione di autorizzare la caccia alla pavoncella, una specie di volatile che risulta in declino.

Quello che non è piaciuto ai gruppi firmatari è che la decisione sia stata presa facendo riferimento al parere del Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale e non quello dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Mentre il secondo è un organismo scientifico indipendente, che fa capo al ministero dell’Ambiente, il primo è un ente di recente creazione, voluto dal governo Meloni e di orientamento prettamente politico e venatorio. E fin dall’inizio le associazioni ma anche molti parlamentari dell’opposizione avevano contestato la scelta di affidare a persone di nomina politica e non a scienziati il compito di valutare calendari e elenchi di specie cacciabili. «Eliminando di fatto – fanno notare – ogni contributo scientifico indispensabile per valutare gli impatti della caccia sulla biodiversità».

Non è una novità che in tema di caccia, cavallo di battaglia del centrodestra, vi siano posizioni trasversali nel Parlamento italiano (la stessa cosa vale per la questione lupo, con parlamentari Pd che hanno sollecitato gli abbattimenti), soprattutto da parte di deputati e senatori che provengono da Regioni a forte vocazione venatoria, ma l’avere assecondato l’orientamento del governo per un ridimensionamento di fatto del ruolo dell’Ispra è considerata una scelta molto azzardata. «La Toscana ha strumentalizzato questa misura introdotta dal governo – dicono – per cancellare completamente il ruolo di Ispra, unico garante tecnico previsto dalla normativa nazionale e dalle direttive europee. Una decisione che mina il principio di precauzione e apre la strada a provvedimenti basati su interessi politici e venatori anziché su evidenze scientifiche».

I pareri dell’Ispra, quando contrari alle richieste avanzate, sono stati del resto spesso contestati dalle amministrazioni regionali favorevoli ad un’estensione dei calendari o del numero di specie cacciabili. E la scelta di dare competenze equiparabili ad un organismo di nomina politica è sempre stata vista come un preciso intento di lasciare ai governatori (i calendari sono di competenza regionale) la massima libertà, anche a prescindere da ragionamenti più ampi sulla tutela della biodiversità e dell’ambiente. Una libertà che nelle regioni in cui la caccia è ancora molto diffusa spinge i politici, di qualunque colore, ad assecondare le richieste provenienti dai cacciatori, una minoranza ma molto coesa che per questo è in grado di spostare molti voti.

Nella fattispecie della pavoncella, poi, viene sottolineato come la decisione, considerata una forzatura, sia stata presa «per consentire la caccia ad una specie per la quale l’attività venatoria è stata fermata negli ultimi anni, grazie a specifiche richieste della Unione Europea e a ricorsi legali delle associazioni ambientaliste». Di qui la decisione di presentare una diffida formale con cui viene chiesta alla Regione Toscana la revoca immediata del provvedimento nell’ottica di un «ripristino del primato della competenza scientifica nelle decisioni sulla fauna selvatica» e del «rispetto delle norme nazionali ed europee che tutelano il patrimonio naturale». «In gioco – concludono – non c’è solo la sopravvivenza di una singola specie, ma la credibilità delle istituzioni e il rispetto delle regole».

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